Carissimi Diarini,
è una febbricitante Jle che vi scrive live dal divano di casa. Purtroppo, come dicevo anche sull’ormai famoso gruppo Facebook del Diario, a Vancouver non si è immuni all’influenza ma, temperatura permettendo (ora sono solo a 38.1), è un’ottima scusa per aggiornare blog e gruppo.
Così eccomi qua di nuovo a scrivervi! Questa volta volevo dedicare un post alle tantissime famiglie che ci

scrivono chiedendoci consigli, aiuto e informazioni varie sulla vita vancouverese e canadese in generale.

Perdonatemi già da subito: sarà un post parecchio lungo e “pesante” ma spero possa aiutarvi a fare un po’ di luce sui vostri dubbi.
Premetto anche che molti di voi ci chiedono contatti di datori di lavoro che assumono e che sponsorizzano ma purtroppo non siamo (ancora) in grado di darvi una mano in questo senso. Non abbiamo il tempo, purtroppo, di fare da agenzia interinale e ora non è nelle nostre capacità.
Ovviamente se abbiamo qualcuno che ci chiede non manchiamo di postarlo sul gruppo facebook, così come se qualcuno affitta stanze o appartamenti. Ci è già capitato di farlo, quindi tenete sempre d’occhio il gruppo Facebook. Ovviamente noi facciamo solo da portavoce, sta a voi poi valutare l’offerta, da entrambi i lati (landlord e non) e non ci riteniamo responsabili delle transazioni. Certamente cerchiamo di valutare prima se le persone sono affidabili quindi diciamo che un minimo di sicurezza in più rispetto ad una craigslist potete averla 🙂
Già da parecchi mesi, la tendenza si è invertita in merito alle persone che ci scrivono e posso dire che sono più le famiglie con uno o due figli  invece di ragazzi che vogliono venire in Canada (Vancouver) per un’esperienza, per far fruttare le loro lauree o conoscenze e migliorare l’inglese.
Tutto questo mi ha fatto parecchio riflettere perchè, com’è vero che ho sempre incoraggiato i ragazzi a fare un’esperienza all’estero (che poi, chi lo sa, può diventare una sistemazione permanente), perchè apre la mente, arrichisce e ti fa capire quali sono i tuoi limiti, è anche vero che prendere in considerazione l’idea di emigrare, di scappare dall’Italia perchè non ci sono più alternative in patria. Con moglie e figli, è tutta un’altra storia che comporta rischi e impegni decisamente diversi e più elevati.
Seattle, Space Needle
Per tracciarvi un profilo della famiglia media che ci scrive, può essere indipendentemente dal nord o dal sud Italia (ormai la crisi ha colpito nella stessa misura più o meno ovunque), moglie e marito (over 35 generalmente, quindi purtroppo fuori dal programma working-holiday) con due figli dai 3 ai 10 anni circa. 
Generalmente il marito ha esperienza pluriennale in lavori manuali (idraulico, carpentiere, muratore) ma anche in settori come l’informatica (senza avere una laurea magari), mentre la moglie può avere una laurea in materie umanistiche o esperienza in contabilità, gestionale, infermiera, nail artist, etc… Diciamo che di solito le mogli  hanno esperienze molto varie, mentre i mariti hanno un’esperienza tecnica o artigianale.
Un’altra cosa che ho notato è che il livello d’inglese e medio basso e, sempre generalmente, le mogli sono un po’ più ferrate con la lingua, mentre i mariti hanno l’esperienza lavorativa dalla loro.
Il denominatore comune rimane sempre una grandissima voglia di adattarsi a qualsiasi lavoro, almeno inizialmente e la forte determinazione nel riuscire a farcela. Ovviamente tutto questo è unito alla comprensibilissima paura di dover fare un salto nel buio insieme a tutta la famiglia e quindi, in caso di insuccesso,  dover tornare a casa avendo perso tempo e soldi.
Quello che voglio fare con questo post è aiutarvi a chiarire le idee su come funziona a Vancouver SECONDO LA NOSTRA ESPERIENZA (non prendetelo come verità assoluta, mi raccomando), come frutto di quasi 2 anni passati qui e con le storie condivise di altri immigrati come noi (conosciuti tramite il blog oltretutto :)) che possono dire di avercela fatta e di aver trovato un lavoro e quindi uno sponsor.
Premetto che ovviamente ogni storia è a sè, ogni persona, coppia, famiglia è conscia dell’esperienza che ha acquisito in Italia oltre al fatto che ogni persona, coppia o famiglia ha una strada tutta sua su come è riuscita ad ottenere un temporary work-permit e poi una permanent residence. Quindi, alla luce di questo, il mio discorso è a carattere generale, una linea guida e dei consigli in GENERALE .
Innanzitutto Vancouver è una città multietnica con 2 milioni di abitanti; l’offerta di lavoro è tanta ma è altrettanto vero che la concorrenza è alta.
Prendete coscienza che il discorso “Non so l’inglese ma lo imparo lì” e “Sono disposto a tutto, ho una grande capacità di adattamento e posso fare anche il cameriere/lavapiatti/pulizie” è un discorso che fanno davvero tutti. Ovviamente la capacità di adattamento è una cosa fondamentale quando si emigra e partire con l’idea che ci si adatterà a fare qualsiasi lavoro è giusta, umiltà prima di tutto (e la sottoscritta ha fatto un anno di cameriera prima di trovare il lavoro attuale, senza nulla togliere ad un lavoro rispettabilissimo come questo, specialmente in North America dove si vive di un buon servizio e quindi di mance!), però ricordatevi sempre che, specialmente con una famiglia a carico, un lavoro da cameriere o da lavapiatti NON mantiene la famiglia, men che meno a Vancouver! Inoltre, lavori non specializzati come questi, hanno una probabilità di successo minima quando si tratta di richiedere un permesso di lavoro al governo.
Il discorso inglese invece  è un po’ più complesso, e qui mi riferisco alle famiglie alle quali ho dedicato questo

post. Se venite qui senza una parola di inglese (ok, tralasciamo “Hi, how are you, my name is…” che NON è sapere l’inglese), dovete pensare che, apparte in famiglia, con vostra moglie/marito/figli (ma nemmeno molto perchè i bambini assorbono come spugne e nel giro di qualche mese parleranno l’inglese molto meglio di voi!), dovrete scontrarvi con una realtà tutta anglofona: supermercato, banche, parlare con un futuro datore di lavoro, il bimbo ammalato e devo spiegarlo al dottore, rispondere al telefono… Ok, molti di voi mi dicono che sanno arrangiarsi, che in vacanza a Londra, complice la famosa frase “l’italiano se la cava ovunque”, è stato semplice,  ma qui si tratta trovare lavoro prima possibile perchè ci sono moglie e figli da mantenere e Vancouver, come dicevo, non fa sconti a nessuno.

Ovviamente sono convinta che più di qualcuno mi dirà che ha trovato lavoro senza conoscere l’inglese, che ce l’ha fatta comunque, ma tenete presente che io parlo di famiglie, con una fortissima necessità di trovare lavoro per mantenere uno o due bambini con tutto quello che ne consegue. Non voglio togliere nulla a chi ce l’ha fatta senza conoscere un minimo di inglese, tanto di cappello, però sarete daccordo con me che conoscere la lingua sicuramente aiuta, ed è altrettanto vero che, dalla mia esperienza, è una piccola percentuale, a meno chè non si lavori per gli italiani…ma questo è un’altro discorso.
In più, tanto per aggiungere benzina sul fuoco, se siete over 36 (ricordo che fino a 36 anni NON compiuti si può far richiesta per la WHV), sarete sicuramente qua con un visto turistico verosimilmente di 6 mesi e questo non vi da assolutamente il diritto di lavorare.
Certo, non è assolutamente mistero che il Canada ha bisogno di gente esperta in lavori di bassa manovalanza come muratori, carpentieri, pittori, o di figure come informatici e ingegneri, ma è anche vero che bisogna un’attimo fare due calcoli e vedere come meglio muoversi, valutando tutti i pro e i contro, specialmente con famiglia a carico! Oltretutto è anche vero che, come dicevo prima, a Vancouver c’è molta concorrenza; ci sono scuole come la BCIT (un college professionalizzante) che sforna ogni genere di professione. E’ altrettanto vero che molto spesso la British Columbia ha bisogno di determinate figure, non a Vancouver, ma in città ed aree molto più disagate (per via delle temperature e dell’isolamento), a nord della provincia… ovviamente i canadesi non sono sempre disposti a trasferirsi a lavoare in queste condizioni, per cui per un immigrato è più facile ottenere un permesso di lavoro in queste zone. Le condizioni di vita sono dure sicuramente, ma le possibilità di successo sono sensibilmente più alte.
..no, non suona il flauto,era solo un
esperimento!

Quello che consigliamo sempre a tutti è di non muoversi “in massa” con tutta la famiglia, ma puntare sulla persona più specializzata in modo che vada in avanscoperta in Canada per un mesetto circa (tempo abbastanza sufficiente per ambientarsi un pochino), a “gettare le basi”, vedere innanzitutto se la città è nelle proprie aspettative e poi imparare come funzinoano le cose. Farsi soprattutto un’idea del mercato del lavoro (e soprattutto dell’offerta) nel proprio settore.

Come sottolineavo prima, con un visto turistico NON si può lavorare, però nulla vieta di farsi un giro per le aziende e parlare un po’ della propria esperienza (da qui la conoscenza dell’inglese può venire a vostro vantaggio) e farvi un po’ di contatti sul luogo. Ovviamente senza l’inglese si può puntare solo sulle aziende italiane, capire come funzionano le cose e se sono disposti ad assumere e a sponsorizzare.
Capirete però la difficoltà di un datore di lavoro ad assumervi a “scatola chiusa” e quindi di avviare le pratiche per un temporary work-permit. Non potete lavorare legalmente, il datore di lavoro deve andare in fiducia in base al vostro resume e alla vostra parola, specialmente quando poi può andare a pescare nel mare dei canadesi dove non servono scartoffie e burocrazia immigrativa.
Come dico sempre, non è per scoraggiarvi ma per mettervi di fronte all’iter che un datore di lavoro canadese deve fare per sponsorizzare qualcuno. Ovviamente con una whv sarebbe molto più facile, ma anche qui mi è capitato di parlare con qualche italiano che si lamentava del fatto che avrebbe potuto essere assunto ma che, il datore di lavoro, di fronte ai soli 6 mesi di visto, non se la sentiva perchè erano troppo pochi.
Non sono qui per fare confronti con l’Italia, ma la realtà canadese è diversa: qua si investe sulle persone e, come dicevo, è tutto nell’interesse dell’azienda fare in modo che il dipendente rimanga, specialmente perchè si investe tempo e risorse per istruirlo al mestiere (porca vacca non mi viene in mente una traduzione migliore al termine “training”, apparte questa che ho scritto o “trainarlo”, scusate!).
Purtroppo non è tutto perchè se venite qui e, nella migliore delle ipotesi trovate un lavoro come barista, (il discorso del “mi adatto a fare tutto”) o cmq un lavoro chiamato low skiilled (lower levels of formal training, NOC C e NOC D nelle categorie nazionali) e riuscite ad ottenere un LMO positivo (vi prego, non chiedetemi nei commenti cos’è un LMO, l’abbiamo detto tantissime volte, chiedetelo a google per questa volta ^_^), c’è una nuova normativa in materia di sponsorizzazione del partner, precisamente qui:
questo significa che se trovate un lavoro low skill, dal 15 febbraio 2013 NON è più possibile sponsorizzare
il proprio partner/moglie/marito e quindi dargli un open work-permit della durata del vostro. Questo implica che eventualmente anche il vostro partner dovrà trovarsi un lavoro che lo sponsorizza e passare l’iter dell’LMO,
Come avete poi potuto leggere, purtroppo non è tutto: dal 15 febbraio 2014 anche il progetto pilota che permette ai lavoratori cd skilled, di sponsorizzare il proprio partner avrà termine. Sarà da vedere se decideranno di rinnovarlo o meno.
Per capirci: Diego col suo lavoro high skill (informatico) ha potuto dare a me l’open work-permit (Open: significa che non sono legata ad un’azienda ma posso fare qualsiasi lavoro) perchè è possibile (fino al 14 febbraio 2014) sponsorizzare il proprio partner, dare cioè lo stesso identico visto della stessa durata al vostro compagno/a, marito/moglie.
Per maggiori info vi lascio il link ufficiale: temporary workers (en)
ATTENZIONE: non sappiamo se il programma pilota della BC che prevede che il partner possa essere sponsorizzato da un lavoratore skilled, verra’ rinnovato dopo la sua scadenza. Potrebbe sembrare un controsenso il fatto che suggeriamo ad uno solo della coppia di venire in esplorazione, dato che in futuro non si potra’ piu’ fare leva sul partner per entrare ed avere un WP. Tuttavia noi ci riferiamo allo status attuale delle cose e consigliamo la maniera migliore, a nostro avviso, per approcciarsi ad un’avventura del genere. Permane il fatto che diventando Residenti Permanenti, il partner assume lo stesso status e quindi e’ qualificato per lavorare in Canada. La procedura per diventare PR e’ piu’ articolata e merita uno spazio a se’ stante all’interno del nostro blog.

Ricapitolando quindi:
-puntate sempre sulla persona, nella coppia, che ha maggiore esperienza nei settori dei quali il Canada necessita (lavori manuali, carpentieri, idraulici, elettricisti, muratori, informatici, ingegneri…), se non fosse possibile, in chi ha l’inglese migliore;
-la suddetta persona, se non rientra nel programma whv, è bene che spenda del tempo (di solito un mesetto) nella città scelta in Canada, per vedere come funzionano le cose e soprattutto per farsi dei contatti lavorativi;
-una volta qui, cercare di imparare le diverse zone, farsi un’idea del sistema scolastico nel quali i figli poi dovranno ambientarsi e soprattutto, parlare, parlare a tutti delle vostre esperienze: non si sa mai che la persona seduta in fianco a voi sullo skytrain sia un titolare d’azienda e stia cercando del personale!
Non è assolutamente in dubbio che partire da soli non è facile, specialmente con moglie e bimbi a casa in Italia. Abbiamo avuto più di qualche esempio di intrepidi mariti venuti qua in cerca di lavoro/sponsor, averlo trovato e aver passato alcuni mesi a Vancouver da soli, senza la propria famiglia. E’ un aspetto da non sottovalutare: ci saranno periodi difficili in una città sconosciuta, al’insegna della pioggia e del grigume infinito, senza auto e con la spesa da fare.
Certo, voi mi direte: “ma che prospettiva ho in Italia? Il lavoro non va e non vedo futuro per i miei figli”. Come darvi torto, è la stessa motivazione che ha spinto noi a venire qua, per darci una possibilità, per garantire un futuro ai nostri futuri figli quindi, come dire a voi di non provarci?
Sappiate solo che sarà dura; magari per alcuni di voi sarà più semplice, vi troverete al momento giusto nel posto giusto, il fattore C (ulo) vi darà una mano o magari sarà la vostra esperienza a parlare, il vostro spirito di adattamento e la vostra simpatia (perchè no). Voglio solo mettervi in guardia, sfatare quel mito del Canada come il nuovo paradiso in terra, della nuova Mecca, dove è facile e tutti vi aspettano a braccia aperte. Non è così, il Canada oggi più che mai ti volta le spalle se non ti ritiene utile, testimone anche il fatto che stanno chiudendo i rubinetti sulla sponsorizzazione del partner (che può essere una cosa giusta come no, ma sta di fatto che è così, non decidiamo noi purtroppo.)
Spero di aver fugato un po’ dei vostri dubbi e aver risposto con questo post a molti di voi che ci hanno scritto in privato ma che non hanno ancora ricevuto risposta.
Purtroppo nella maggior parte dei casi non sappiamo bene cosa rispondere, purtroppo le figure lavorative che il Canada necessita sono quelle di cui sopra, per tutti gli altri nessuno vieta di provarci, anzi, ma tenete conto che la concorrenza è alta, i pizzaioli che mi scrivono sono molti, così come le persone laureate in lingue, giurisprudenza, relazioni pubbliche, economia…
La vostra laurea è sicuramente costata in termini di soldi e sudore, notti di studio ed esami difficili ma purtroppo al Canada non interessa. Questo tipo di lauree non sono richieste qui, preferiscono laureati in materie tecniche, piuttosto che un avvocato che sicuramente sarà bravissimo con la legislazione italiana ma che con quella canadese non c’azzecca molto.
Perdonatemi, non voglio scoraggiare, al solito, e rispetto tutti voi, i vostri percorsi di studi, la vostra buona volontà e tenacia, ma se avete una famiglia a carico capirete che non si può fare un salto nel buio senza prima aver almeno gettato quache materasso al di là della luce. Ribadisco, non è possibile mantenere una famiglia a Vancouver se solo una persona trova lavoro in una posizione come cameriere o barista e con due bimbi a carico. Tenete presente che lo stipendio base a Vancouver è di $10.25 (9.50 più tips per un cameriere) e un affitto per un appartamento con due stanze in zona Burnaby (quindi a due zone dal centro di skytrain/mezzi pubblici) è sui 1.200-1.400$ circa.
Per quanto riguarda invece i ragazzi con una whv, il discorso è sempre lo stesso per le figure ricercate dal Canada e le sponsorizzazioni ma, con un visto di 6 mesi, nonostante il poco tempo e le difficoltà di emigrare, il vantaggio è che si può lavorare, senza contare che con due stipendi da camerieri/baristi, non ci si possono permettere grandi lussi ma almeno l’affitto e la spesa la si paga (ovviamente non vivendo in downtown Vancouver!).
Scusate il post super corposo, comprendo che ognuno di voi ha una storia, un’esperienza a sè, ma spero di avervi dato delle linee generali che possono farvi aiutarvi e valutare se questa strada fa effettivamente per voi.
Ultimamente tendo a consigliare Londra come alternativa e vi lascio un video in merito a questo:
Concordo tutto quello che dicono questi ragazzi italiani a Londra e posso affermare che si applica tranquillamente anche alla realtà di Vancouver, con qualche differenza: per rimanere in Canada purtroppo serve un visto e tornare in vacanza in Italia è molto più lontano e costoso ma di contro, trovare appartamente a Vancouver è molto più semplice e di solito nel giro di una settimana si combina.
L’ultimo link che vi lascio è di una ragazza che ha vissuto in Australia e ha pubblicato recentemente un post che condivido sull’immigrazione in Aussie. Mi piace la sua schiettezza e mi piace molto il suo modo di scrivere. La seguivo quando ancora lei era nella terra dei canguri e io in Italia.
La nuova immigrazione
Un grande abbraccio, grazie a tutti quelli che sono riusciti ad arrivare fino in fondo a questo post, ci sentiamo presto, tanti abbracci da Vancouver,
un’influenzata Jle
P.s. Sabato 30 maggio abbiamo intenzione di riproporre l’esperienza del raduno on-line visto il successo delprimo raduno on-line. Si terrà alle ore 18.30 ora italiana (ore 10.30 a Vancouver). Chiunque fosse interessato può parteciparvi, sarà un piacere per noi! Ecco il link all’evento, se interessati, confermate pure la vostra partecipazione: Raduno on-line degli amici del Diario da Vancouver

P.p.s. A Pasquetta (probabilmente lunedì sera) si terrà il raduno pasquale 5.0 degli amici del Diario da Vancouver con una bella cena organizzata da noi. Ecco il link dell’evento:

https://www.facebook.com/events/557545930943044/

Mandi!!

Edit:
Qualcuno di voi tempo fa mi ha scritto che avrebbe dovuto fare un colloquio in ambasciata a Roma per via della richiesta della working-holiday visa. Un nostro lettore è stato così gentile da farci un resoconto di quello che gli hanno chiesto a Roma al colloquio. Ho pensato di pubblicarlo perchè lo ritengo interessante e spero possa essere utile a qualcuno dei nostri lettori.

“Ciao ragazzi,
premesso che il pezzo di oggi sul blog mi ha fatto venire un po’ il magone, volevo (anche e sopratutto a beneficio di chi ci si troverà ) relazionarvi sull’interview fatta ieri presso l’Ambasciata Canadese di Roma.
Ho fatto la richiesta di WHV con mia moglie e una coppia di amici che a differenza nostra non hanno figli. 
Noi abbiamo ovviamente segnalato nel form che avevamo due bimbi e che li avremmo portati con noi.
Lo stesso giorno che ai nostri due amici è arrivata la mail che li informava che la loro richiesta era stata accettata, a me e mia moglie è arrivata una mail dicendo che era necessario, per il prosieguo dell’iter, che uno solo di noi due sostenesse un iterview presso l’ambasciata di via Zara a Roma (che si raggiunge in circa 10 minuti a piedi dalla fermata della metro B di piazza Bologna). Sono arrivato ieri mattina alle 10:30, esattamente un’ora prima dell’orario prefissato, e la guardia di sicurezza mi ha detto che era troppo presto e che sarei dovuto ripassare dieci minuti prima dell’appuntamento. Così ho ammazzato il tempo al bar di fronte che tra l’altro fa un’ottimo caffè , ha la wireless e il Corriere dello Sport.
Alle 11:20 mi sono ripresentato, mi hanno fatto lasciare tutt compreso il cellulare (spento) in un armadietto tipo quelli fuori dalla banca, una simpatica ragazza creola ha controllato il mio documento(avevo portato anche il passaporto, ma basta la carta di identità), mi hanno dato un bel pass “Visitor” e mi hanno mandato al secondo piano.
Qui un’altra simpatica ragazza ha ricontrollato il mio documento, chiesto il motivo della visita (avevo portato una copia della mail di richiesta dell’interview, fatelo, non si sa mai) e mi ha chiesto di accomodarmi in una sala d’attesa con circa 30 sedie dove c’erano ad aspettare due altre persone.
Il primo dei due viene chiamato subito, quindi non ho neanche il tempo di presentarmi, l’altro, un ragazzo calabrese è tranquillo e scambiamo qualche chiacchiera, così vengo a sapere che anche lui ha un bimbo e che tutti quelli prima sono stati chiamati perchè sposati/conviventi con prole, ma sia lui che il tizio appena entrato con cui aveva scambiato qualche parola avevano comunque scelto di parire senza figli ( in realtà proprio da soli lasciando a casa moglie e figli come da “tradizione”)
Breve inciso: il ragazzo aveva appuntamento alle 12:30 , ma a differenza mia la guardia lo ha fatto entrare con largo anticipo e, contrariamente a quanto pensassi, è anche stato chiamato prima di me, questo solo per dire che neanche i canadesi almeno a Roma sono un po’ “caciaroni”.
Il ragazzo calabrese mi confida di non sapere una parola nè di inglese nè di francese, ma è tranquillo perchè pare che la seconda simpatica ragazza sia anche l’interprete che affianca l’intervistatrice in caso di necessità.
Nel frattempo il primo tipo esce, è abbastanza nervoso, si lamenta che le domande fatte sono poco pertinenti, che non ha senso chiedere se lui qua ha o meno un lavoro, o cose del genere e che tanto lui in Italia non ci vuole stare, anche se non lo prendono in Canada, lui fa le valige e se ne va in Germania. Poi saluta e va via. Il ragazzo calabrese viene chiamato per l’interview, e passo i sucessivi 20 minuti da solo a guardarmi in giro (senza neanche il telefono per poter ammazzare il tempo).
Esce con la solita aria tranquilla mi guarda e in una frase sintetizza tutto il senso di quell’intervista: “Più cose lasci qui in Italia, più loro sono contenti, perchè sanno che tornerai..:”
Mi saluta e va via.
Vengo chiamato subito dopo, ci sono tre porte numerate, ma tutti i colloqui si fanno alla porta 2, aperta la quale entro in una sorta di cubicolo larga quanto due sedie affiancate e separato a metà da un vetro antiproiettile stile posta.
Dall’altro lato la mia intervistatrice, donna sulla cinquantina e qualcosa.
Mi chiede se parlo inglese, le rispondo positivamente e lei mi dice di accomodarmi.
Preferisco sostenere il colloquio in inglese, ma consiglio di farlo solo se siete ferrati: è sicuramente un punto a favore, ma dover ricorrere all’interprete dopo due domande fa peggiore impressione che chiederlo da subito.
L’intervistatrice mi dice che il WHV è essenzialmente un canale per giovani single sotto i 35 anni, e che le coppie con figli sono “anomale” e il suo compito è capire come si intende gestire la componente lavoro con la gestione dei bambini senza gravare sul sistema Canadese.
Mi chiede se ho un lavoro in Italia e che garanzie ho di ritrovarlo al mio rientro (perchè dice, con il WHV dopo sei mesi DOVETE rientrare – e qui penso a Jle e Diego e forse la cosa non è proprio così), e io le spiego che ho un contratto a tempo indeterminato e posso usufruire di un periodo di 6/12 mesi di aspettativa e riprendere da dove ho interrotto . Mi chiede di mia moglie e le spiego (evito di dilungarmi … l’ho fatto già troppo). Poi passiamo ai bimbi; le dico che ho già contattato il sito del Vancouver Board of Education, e che mi sono fatto spiegare quali documenti sono necessari (se volete posso darvi i link al sito); che i bimbi avranno 5 anni quando partiremo e che abbiamo intenzione di partire a marzo inoltrato in modo che abbiano quasi terminato l’anno scolastico in Italia . Inoltre mi gioco la carta che avendo fatto la domanda con una coppia di amici e avendo intenzione di prendere casa insieme per un primo periodo, ci saremmo organizzati in modo da lasciare sempre almeno un adulto con i bimbi.
Poi mi chiede a trabbocchetto se ho una casa di proprietà e se abbia intenzione di venderla prima di partire. Le dico che non ha senso visto che parto senza la certezza di un lavoro, e senza sapere se il Canada sia veramente quello che sto cercando, potrei (ma dubito) voler tornare indietro dopo 2 mesi… Annuisce. Altro punto a favore.
Infine mi chiede quanti soldi ho intenzione di portare con me per il periodo. Attenzione: non mi chiede di provarlo adesso, mi sta facendo delle domande esplorative. Io le dico la verità: tra i 12 e i 15mila euro. Calcolate che dovrebbero essere neecssari 2500 dollari canadesi a testa (confermi Jle), ma con i bimbi piccoli occorre tenersi alti. La simpatica signora mi dice che le mie risposte sono state molto sensate e che l’intervista a questo punto è terminata.
Mi dice che avremo una risposta in un senso o in un altro entro una settimana, e di controllare la mia email.
Saluto e vado via. Prendo le mie cose dalla cassetta, ed esco alle 12:08. Faccio tre passi e mi rendo conto di avere ancora il cartellino visitor attaccato e che nessuno me l’ha chiesto indietro. Rientro a restituirlo e accendo il cellulare.
Alle 12:10 mi arriva la mail che il WHV è stato accettato.

Devo averla convinta la signora!

Spero che questo sproloquio sia utile: in sintesi siate tranquilli, pensate che l’intervistatrice vuole che voi Le diciate che non state scappando a gambe levate dall’Italia ma che state andando all’estero per un’esperienza migliorativa e che siete organizzati per gestire il lavoro e i bimbi, e che sapete che i bimbi costano (mava?!) anche in Canada.”

Grazie mille per aver condiviso con noi la tua esperienza! 🙂

  • Deby

    Ciao Jle,
    immamzitutto ti auguro pronta guarigione ed a tal proposito avrei qualche domanda da porti:
    – i giorni di malattia vengono pagati?
    – l’Azienda potrebbe mandarti il medico fiscale
    (se esiste questa figura come in Italia) a
    casa per verificare il tuo stato di malattia?
    – quando si è malati si ha l’obbligo di
    segnalarlo oltre all’Azienda per cui lavori
    anche ad altri (equivalente ASL italiana)?

    Grazie e saluti dalla disastrata Italia

    • Ciao Deby, oggi molto meglio, la febbre sembra passata anche se sono chiusa come un melone 🙂 Ma domani si torna operativi!

      Dunque, rispondendo alle tue domande:

      -Non lo so per certo, sicuramente lo scoprirò appena torno al lavoro o cmq dalla prossima busta paga. In teoria dovrebbero esserci un certo numero di giorni pagati destinati alla malattia ma, come dicevo, non essendo ancora mai saltato giorni di lavoro per via di un’influenza, lo scoprirò a breve e ti saprò dire.
      -qua non esiste il medico fiscale che controlla se sono effettivamente a casa ammalata. La linea generale è che qui si va molto più in fiducia rispetto che in Italia quindi questo genere di cose non esiste.
      -devi solo avvisare ovviamente il tuo manager o i tuoi colleghi in modo che possano coprire il tuo posto o che cmq siano informati della tua assenza. Non serve avvisare nessun’altro ente.

      Come vedi le cose qui sono molto più semplici per fortuna e, come dicevo, si va molto in fiducia delle persone! 🙂

      Un abbraccio dalla soleggiata Vancouver (e non è una battuta!)
      Jle

      • grimaldi

        Assistenza alla persona in difficoltà.

        Se avete bisogno di assistenza per un progetto o un prestito a partire da zero, non esitate a contattarmi, voglio aiutare tutti coloro che sono nel bisogno con il resto del mio capitale.

        Vi prego di contattarmi per ulteriori informazioni.

        E-mail : grimaldidomenico@outlook.fr

        ve lo ridò : service.v@financier.com

    • Per essere più esauriente allego questo link che essendo ufficiale vale più delle mie presunte informazioni 🙂

      http://www.hrsdc.gc.ca/eng/labour/employment_standards/publications/sick_leave.shtml

    • Pagato per i giorni malato, dipende sul contratto con la tua ditta e/o sindicato.
      Certe compagnie (grande) ti paga 2 giorni al mese per malattia.. Alla fine del anno,
      quei giorni non usato per malattia viene pagato inoltre. Cosi capisco.

      Invece, se uno soffra un infortunio sul lavoro, deva denunciarlo subito al cappo, visitare
      sia un medico sia l’ospedale dove si fa un altra denuncia con le carte apposto firmato
      da tutti. E cosi, ti paga lo stato direttamente per i giorni mancato (90% senza tasse).

      Però, a volte la ditta ti può offrire la paga per restare a casa, senza andare al medico e senza denunciarelo. per risparmiare i premii assicurativo penalemente elevati dallo statale.
      Attenzione però, se le consequenze del infortunio ti darebbe dei problemi fisico nel futuro
      senza di avere fatto la denuncia a un medico, non sei più protetto dallo stato.
      In canada la concezione del “lavoro-indeterminato” non esiste. Questa concezione erà
      inventato per gli Italiani.
      Una torta così dolce non ha mai esistito in Canada. Se la ditta non ha più bisogno di te, per legge basta un paio di settimane o un mese di notizie, senza se, senza ma.

  • Ciao Jle,
    non hai parlato di un aspetto molto importante che probabilmente interessa a molte famiglie che aspirano ad immigrare in Canada: i costi esorbitanti degli asili!
    Ammesso che il marito riesca a trovare un lavoro che mantenga tutta la famiglia, la mamma con figli in età prescolare (come me) è posta di fronte ad un bivio: lavorare e usare quasi la totalità dello stipendio per pagare l’asilo o la baby sitter oppure rinunciare a lavorare.

    Hai delle info in proposito?

    Grazie per le utilissime informazioni e buona guarigione!
    Valentina

    • Ciao Valentina,
      hai perfettamente ragione! E’ un aspetto molto importante e, come dici tu, gli asili (kintergarden) sono parecchio costosi qui.

      A tal proposito, approfittando del fatto che sono a casa ammalata, avevo pensato di stilare alcune domande e proporle ad alcune mie amiche che ho conosciuto tramite il blog, che sono emigrate qui con figli in età scolare e pre-scolare in modo da avere delle info esaurienti in merito alle scuole canadesi. Per la serie: chi meglio di loro può fornire info utili ai nostri lettori?

      Quindi spero al più presto di riuscire a buttar giù delle domande quanto più interessanti ed esaurienti possibili e girarle poi alle ragazze in questione in modo da pubblicare le risposte.

      Un abbraccio e apresto, e grazie ancora per il tuo commento! 🙂
      Jle

    • Anonymous

      caro mio non è che gli asili costano poco in italia, a torino per una famiglia che guadagna un lordo di 34000 euro, avendo un mutuo di 700 euro e dovendo pagare ulteriore irpef, l’asilo costa 418 euro e non si può scaricare perché la somma considerata quota mensa e ai nostri figli non danno il caviale, ma spesso pollo o tacchino, la carne rossa è un evento, il pesce tonno in scatola

  • Anonymous

    Ricordate che con il whv non si ha LA copertura sanitaria. Quindi si va di assicyrazione privata che x I bambini puo’ essere problrmatica, nel caso vedere assicurazione canadese. Per LA malattia il Canada e’ un paese capitalista I contratti sono a livello aziendale o sindacale ma non esiste LA malattia pagata. Hai di solito dopo 3 o 6 mesi le ferie pagate. Quindi si usano questi gg in caso. Per le lauree tutte sono accette ma vale di piu il cosa sai fare. Per giuri e’ dura dato ke si vive in un paese common law

    • Confermo che, come da sito ufficiale, bisogna venire in Canada con un’assicurazione sanitaria stipulata in Italia.
      Personalmente, per quanto riguarda il mio caso nella mia azienda, ho diritto a due settimane di ferie dopo il PRIMO anno di lavoro. Oltretutto se prendo ferie nel periodo invernale (ottobre-marzo) mi danno un’ulteriore settimana pagata proprio per incentivare ad andare in quel periodo. Ma questo è nello specifico caso della mia azienda.
      Le lauree non sono riconosciute ma come dici tu, guardano molto quello che sai fare piuttosto che un “pezzo di carta”.
      Jle

    • Anonymous

      Sul discorso ferie/malattia la grande differenza la fa se si è assunti con un contratto a ore (hourly) o a salario annuale fisso (Salary).

      Ho notato che chi è assunto ad ore spesso ha un surplus in busta paga del 4% per andare a coprire i giorni di ferie durante i quali non si viene pagati.

      Per chi invece è “on salary” i giorni di ferie sono pagati e concordati da contratto. Lo standard più o meno sono 10 o 15 gg lavorativi nel corso di un anno, dopo aver passato i 3 o 6 mesi di probation period.

      Per la malattia tanti usano le ore extra messe in banca ore (in caso gli straordinari non vengano pagati) e personalmente non ho mai sentito di datori di lavoro che abbiano richiesto certificati medici quando si tratta di normali influenze.

      Ho l’impressione che ci sia molta più tolleranza, fiducia e un profondo rispetto per il bilancio tra vita privata e lavorativa qui. Sono sempre più innamorato dell’ambiente di lavoro qui in Canada. 🙂

      Sulle lauree, sempre da esperienza personale, ho notato che danno molto più peso all’esperienza lavorativa pregressa, alle proprie doti e alla propria personalità, rispetto ai titoli di studio. Vogliono vedere in pratica di cosa si è realmente capaci, se si è team players e se si hanno conoscenze che porteranno un valore aggiunto all’azienda.

      Claudio

  • Ciao siamo una coppia che ha “il sogno canadese” ma per adesso si accontenta di essersi trasferita in Francia 😀 Nell’attesa seguiamo il vostro blog ed i vostri aggiornamenti. Volevo farvi tanti complimenti ed augurare a Jle una veloce guarigione! 🙂 un abbraccio da Lione

    Elisa & Jacopo

  • Anonymous

    Ciao, io appartengo alla categoria da voi descritta: fuori dalla WHV (37 anni) e con un figlio. In effetti la decisione è difficile e io mi son dato 2 anni di tempo per organizzarmi con il perfezionamento della lingua e il reperimento dei fondi. La scelta è anche difficile perché a questa età e con famiglia il lavoro lo si ha normalmente ( e io e la mia compagna lo abbiamo) per cui chi ce lo farebbe fare a mollare il lavoro per tentar fortuna per poi magari rientrare con le pive nel sacco? Ce lo fa fare di certo il desiderio di dare un futuro migliore a nostro figlio, che è la motivazione più forte che ci possa essere, ve lo posso assicurare.
    Ad ogni modo grazie per tutte le informazioni preziose che ci date e chissà se un giorno potremmo venire a visitarvi in quel di Vancouver!
    Ciao! Mauro

  • ciao ragazzi,

    prima di tutto voglio ringraziarvi per averci incontrato in quel di Burnaby, è stato un vero piacere conoscervi di persona.
    Il post sembra fatto proprio per la nostra famiglia!l’ho letto con molta attenzione e credo che abbiate dato dei suggerimenti molto utili alle famiglie che stanno pensando di fare il grande salto.

    Un grosso abbraccio dalla povera Italia.

    Monia, Enrico e bimbi

  • Anonymous

    Mi dispiace davvero tanto leggere di tutta questa manovalanza che spera di trovare uno sponsor dopo il WHV. Fatevene una ragione, la percentuale di successo è davvero ridicola, tendente allo zero (anche perchè, nel caso, bisognerà passare anche per l’LMO infatti, non basta il solo sponsor…ricordate: i canadesi verranno sempre prima di voi e avranno la precedenza per un posto di lavoro vacante).

    Se non volete spendere gli ultimi soldi che avete in banca, rimanete in europa o optate per un altro stato extra-EU dove siete già autorizzati a lavorare (Permanent Resident).

    Il canada è pieno zeppo di Indiani, cingalesi, pakistani, cinesi ecc. che lavorano il doppio di voi e per metà della vostra paga.
    Se pensate di esportare la vostra italianità (so fare la pizza, so fare le mozzarelle, so fare il caffè, so fare la carbonara, la cacio e pepe, mi vesto bene, ho il sopracciglio rifatto come il tamarro di turno, sono abbronzato pure nel mese di Dicembre, non ho mai perso una puntata di Amici ecc. ecc.) sappiate che ci hanno già pensato tanti, ma proprio tanti, prima di voi, non sarete più la novità, verrete considerati alla stregua di tutti gli altri.

    Siete muratori? Bene, in Canada si costruisce in maniera totalmente diversa dall’italia, non avrete speranza.
    Siete architetti? Bene, in Canada le università sfornano centinaia di architetti che conoscono in maniera approfondita il design europeo (oltre quello nord americano, chiaramente).
    Siete ingegneri? Bene, gli indiani e i cinesi sicuramente vi massacreranno (in caso contrario siete dei Genii e penso che sareste già stati presi in qualche università Canadese per un PHD, altro che WHV)
    Siete ignoranti in Italia? Bene, sappiate che in Canada lo sarete ancora di più, perchè non conoscete la lingua.
    Avete più di 35 anni e volete partire senza permesso di lavoro (quindi da turista) per lavorare in nero? Bene, sappiate che nel caso veniste pizzicati vi rispediscono immediatamente in Italia con una diffida a non poter rientrare in Canada per minimo 3 anni ad un max illimitato. Sappiate anche che se pensate di fare questo PERICOLO PASSO vi troverete a fare quei lavori che in Italia rifiutereste (pulire e sgrassare cucine dei “ristoranti” cinesi/indiani/ecc, pulire la merda dai tubi, svuotare cantine, caricare container, lavorare d’inverno a -30°C per fare consegne, ecc. ecc.).

    Il Canada non è un posto economico, se volete buttare 6 mesi della vostra vita E TANTI SOLDI fate un pò come vi pare….ma un giorno vi ricorderete di queste mie parole.

    Il WHV è per un giovane ACCULTURATO che ha qualche soldino da parte (viaggio post-laurea, ad esempio) che vuole investire per fare un’esperienza di vita; se siete disperati (e peggio se con moglie e figli) e non siete nessuno in patria…lasciate perdere, non sarete nessuno neanche in Canada (i tempi d’oro in cui si partiva da pezzenti e si diventava ricchi….è finito….da almeno 30/35 anni).

    Ciao.

    • La tua analisi, almeno dall’esperienza che ho qua, non e’ del tutto corretta.
      E’ difficile restare ma non impossibile. Fra le pagine del blog abbiamo sempre cercato di non dare voce a false speranze ma questa tua uscita e’ davvero troppo pessimista. Il “lasciate ogni speranza se volete restare” non si addice.

      Il Canada ha necessita’ di quasi 1 milione di immigrati l’anno (il solo ontario ne necessita 300k all’anno) per mantenere la sua economia. Questo almeno e’ quello che il governo dice. Se non hai esperienza in un settore artigianale o non hai una laurea tecnica ci sono ben poche possibilita’. Se invece hai uno di questi due elementi hai qualche possibilita’ in piu di avere successo. Muratori/carpentieri: il mestiere sara’ diverso, ma il cemento e’ lo stesso in tutto il mondo. Cambiera’ qualche cosa ma il mestiere di fondo resta lo stesso. Indiani e cinesi hanno le stesse possibilita’ di un europeo, all’europeo basta non andare a fare richiesta in un’azienda di cinesi… Architetti, qua to do ragione… ho visto molta piu difficolta’ a restare sfruttando i propri studi.
      Venire a lavorare in nero e’ altamente sconsigliato, su questo hai ragione. Anche perche’ approfitterebbero di voi senza se e senza ma.

      Per favore, firmati e spiega in base a cosa racconti quello che ci hai scritto la prossima volta…

      Grazie mille!
      Ciao

    • Mi permetto di rispondere alle tue affermazioni che in parte posso anche condividere ma sembra che tu voglia distogliere chi ancora ha qualche speraranza per trovare qualcosa di meglio fuori dall’Italia e perchè no… in Canada anche se lontano. Per mia esperienza sono stato a Toronto per tre mesi come turista senza avere parenti o conoscenti che mi ospitassero, e tante altre nuove persone partiranno in questi prossimi mesi per il Canada e non per fare fortuna come pensi tu ma per scappare da un sistema Italia corrotto. Sai che anche in Italia esiste un piano di immigrazione per Brasiliani, Egiziani e chiunque voglia… purchè siano fuori dalla Comunità Europea ? Hai notato quando ti rispondono gli operatori telefonici con accenti stranieri ? Il lavoro prossimo ed il futuro non è per gli italiani in Italia ma per gli stranieri. Un giorno ricorderai queste mie parole 🙂

    • Anonymous

      Ciao,
      risponderò forse male perchè è veramente tardi e devo dormire.

      Capisco che ci sia una voglia di andare via dalla propria nazione, ma infatti nel mio post non scoraggio a farlo. Il mio voleva assere un Alert a tutti quelli che NON CONOSCENDO minimamente le leggi sull’immigrazione, il paese, il clima, le tradizioni e il modo di fare (e a volte neanche la lingua) del Canada, decidono di partire.
      Onestamente: “Attualmente, che speranze hanno?”
      Se vogliamo dare false illusioni…liberi di farlo. Se invece si opta per una disamina esatta della situazione, chiunque si potrà fare i conti e riflettere sui passi che si stanno per compiere.

      I “viaggi della speranza” con la valigia di cartone, erano diffusi 40 anni fa, quando la nazione Canada era tutta da costruire e scoprire, oramai non è più così….ma da tanti anni!

      Il WHV deve essere preso come un’esperienza formativa, non come ultima carta da giocarsi. Si rischia davvero grosso (se si parte da niente o quasi)!
      Ho letto di quel ragazzo che ha fatto l’interview all’ambasciata di Roma (ne avrei da raccontarne in merito…vabbè) che parte con moglie e figli!
      Non voglio portare sfiga a nessuno, ma analizziamo i due scenari possibili. Parto con quello POSITIVO!!!:
      1) Trova lo sponsor con un bel contratto. Inizia il processo (complesso) del Work permit/Sponsorship (di solito tramite un avvocato e l’azienda deve già sborsare inizialmente circa $10.000). Cosa significa questo, che l’azienda/l’imprenditore deve assumersi la responsabilità di tutta la famiglia, garantire loro una vita dignitosa e l’assistenza sanitaria per i prossimi 2-3 anni, deve pubblicare su 2 giornali a livello nazionale, l’annuncio della posizione lavorativa aperta e deve dimostare all’LMO che nessun CANADESE / Permanent Resident è in GRADO/vuole svolgere quel specifico lavoro e poi (solo poi) forse la domanda verrà accolta (i tempi sono all’incirca < 1 anno).
      Piccola parentesi prima di vedere il 2° scenario:
      Il Canada è un paese immenso, quando si parla della ricerca di 1M di immigrati, mi viene da ridere, perchè bisogna saper leggere i dati e interpretarli e mai prendere il numero come elemento assoluto. Dove sono maggiormente richiesti questi immigrati? In Alberta, Saskatchewan, nord dell’Ontario (Thunder Bay ad esempio), dove praticamente ci sono solo le aziende petrolifere, miniere, i nativi e -50°C d’inverno (in queste regioni se butti un bicchiere di acqua in aria, si ghiaccia all’istante…provare per credere), il tasso di suicidi è alto (e chiedersi il perchè è alquanto pleonastico), c’è una richiesta di professori (nessuno vuole andare, sempre per ovvi motivi) nelle scuole.
      Chiusa parentesi.
      Bene, il Work permit è arrivato!! Alè!! Il work permit non significa essere diventati CANADESI, significa che il marito è autorizzato a lavorare SOLO per quell’azienda che ha fatto lo sponsorship (NON PUO FARE ALTRI LAVORI), la moglie invece NO, se volesse lavorare anche lei…dovrà trovare anch’ella uno sponsor!
      Se il marito dovesse essere licenziato (in Nord America è molto facile, la maggior parte dei lavori non sono unionized! Non c’è la Camusso per intenderci), la famiglia deve fare il suo fagottino e tornarsene in Italia, a meno di non trovare un altro Sponsor! Non vi sto a tediare dicendo che le aziende (pochissime) che sponsorizzano sanno di questo fanno e quindi tendono a spremere come dei limoni i proprio sponsorizzati.
      Solo dopo 2 anni continuativi di Work permit si potrà fare domanda di Permanent Resident e far diventare tutta la famiglia PR con i diritti (anche se limitati) e doveri di un Canadese.

    • Anonymous

      2) Non trova lo sponsor. 6 Mesi in Canada con un WHV è un costo non da poco per una famiglia. Oltre all’affitto (anche se condiviso), le bollette (sai quanto fa freddo d’inverno?), L’ASSICURAZIONE SANITARIA (non si scherza su questo punto), il costo della vita, dei trasporti (sai quanto costa la metro a Toronto? A meno che non vuoi affittarti una macchina !??!). La cifra esatta non so darla ma comunque è sicuramente sproporzianata alla paga dei lavoretti (non possono mai offrire niente di serio con 6 mesi di permesso) che eventualmente marito e moglie riusciranno a trovare (bar a little italy, commessa in qualche centro commerciale, manovale da qualche parte, Tim Horton ecc. ecc.).
      Risultato? Dopo sei mesi, ritorni in Italia con meno soldi, sfiduciato e sei punto e a capo!

      Cercate su google, nei forum, nei blog vecchi post di tanti ragazzi che scrivevano speranzosi prima di partire per il WHV e quanti di loro ce l’hanno fatta? Pochissimi.
      Io non voglio scoraggiare nessuno, ma invece di farsi sfruttare e perdere/investire gli ultimi soldini in un paese in cui la possibilità di poter rimanere è veramente bassa, perchè non porre l’attenzione in quei paesi in cui si è già autorizzati ad entrare e lavorare (EU)?

      Ognuno tragga le proprie conclusioni, non penso che parteciperò più alla discussione perchè poi alla fine ognuno dovrà fare le proprie esperienze e capire dai propri errori.

      Buona giornata/notte a tutti.

      Anonimo, si mi firmo Anonimo…un nome e un cognome di fantasia non risolverebbe niente, non voglio neanche mettere il mio profilo semplicemente perchè non ho intenzione di leggere messaggi di richiesta informazioni (c’è scritto tutto sul sito del CIC, se siete pigri, siete già partiti con il piede sbagliato), insulti, ecc. ecc.
      Ciaooooo

    • Secondo me l’analisi è abbastanza corretta. Questa famigerata WHV può essere una risorsa, ma dipende da chi la usa.

      Il giovane (o la giovane coppia che fa una doppia applicazione) possono usare la WHV come risorsa per trovare uno sponsor, ma è ovvio che ci devono essere delle condizioni di base: lingua e istruzione/qualifica (la famosa skill). Senza di queste non ci sarà LMO positiva. Tuttavia la WHV aiuta in quanto il datore di lavoro non deve esporsi ad occhi chiusi, ma può assumere, sapendo che se non ne vale la pena dopo 6 mesi questa persona sarà svincolata in quanto non avrà più i diritti per lavorare legalmente.
      Le aziende a volte si espongono, ma di certo non con un neo-laureato e magari non madre-lingua: a scrivere una mail in un buon inglese sono capaci tutti (o c’è l’amico che la corregge). Ma quello che conta è il vero inglese sul posto di lavoro, che permetta di interagire con i colleghi.

      Sbagli sui tempi della LMO che vanno dai 10 gg lavorativi nel caso di A-LMO fino alle 8-10 settimane per l’LMO classica.
      Personalmente, annuncio pubblicato venerdì 22 marzo, LMO ricevuta giovedì 19 aprile.

      Sul bridging per dare al compagno/a un open work permit se n’è parlato. è ancora possibile farlo per gli skilled A e B, ma è comunque destinato a morire fra meno di un anno. Sono d’accordo che partire con la WHV con famiglia al seguito come ultima spiaggia è davvero un rischio troppo alto, soprattutto se non si hanno quei requisiti minimi cui si accennava (lingua e skill). La buona volontà è apprezzata, ma non serve a molto se non è accompagnata dalle competenze di cui il Canada necessita e quindi ricerca al di fuori dei suoi confini.

      Cambierà anche la LMO, probabilmente eliminando le approvazioni di LMO per posizioni da barista, cameriere e simili.

      Restare non è facile, ed è via via meno facile se si aggiungono mogli/mariti e poi figli. Ma non è comunque impossibile.

      Io personalmente non consiglierei mai qualcuno a fare le valigie con tutta la famiglia per tentare l’avventura in Canada. Come detto, per queste cose è meglio l’Europa. A livello del Canada sono i Paesi nordici (dove parlano benissimo inglese) e non c’è bisogno di fare trafile burocratiche per il visto trattandosi di UE.
      Un giovane può tentare più facilmente la via del Canada, se va male non perde niente e ha comunque fatto un’esperienza di vita che sarà utile. Ma non ha sulle spalle una famiglia da mantenere e conta sul suo successo.

    • Ti ripeto, invitiamo tutti a rimanere con i piedi per terra e ad informarsi molto bene prima di partire, su quali siano le pratiche di immigrazione e per l’ottenimento di un work permit.
      Non staro’ qui a riscrivere tutto dato che sul blog c’e’ gia’ scritto.

      Si hai ragione tu, servono 1 milione di immigrati ma sicuramente gran parte di questi servono al nord, dove sono state scoperte risorse e vogliono processarle.

      In tutti i nostri post, consigliamo sempre ad uno dei coniugi di venire in avanscoperta per capire le possibilita’, invece che fare un salto nel buio con tutta la famiglia.

      Il work permit probabilmente nei prossimi anni verra’ sostituito con un modello all’australiana ossia l’Expression of Interest: una lista governativa di professioni gradite al paese.

      Per la PR vi sono un po’ di programmi, quello al quale ti riferisci tu e’ la canadian experienced class, che e’ stata cambiata: adesso serve 1 anno di lavoro full time in una posizione skilled. Poi c’e’ il programma FSWP o il PNP. Insomma le alternative ci sono.

      Quello che ti contesto, Anonimo, e’ solo il fatto che la situazione qui non e’ nera come la descrivi. Hai ragionissima quando dici che il Canada non da molte possibilita’ a baristi, camerieri, lavapiatti etc… tuttavia per lavori manuali o per chi ha un livello di istruzione superiore, e’ ancora aperto ed anzi cerca di attrarre i cd talenti.
      Credimi, non parlo per sentito dire o senza cognizione di causa. Tramite questo meraviglioso strumento che ho costruito assieme a Jle ed a tutte le persone che lo requentano, ho visto dal vivo un sacco di storie di italiani venuti qua in questo periodo. Alcune di queste sono state infruttuose e non sono andate a buon fine, altre invece hanno avuto successo (non senza batticuori, sia chiaro).

  • Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

  • Anonymous

    ma come siete cattivi non una parola bella sull’Canada

  • Anonimo qui nel mondo degli adulti quando si scrive qualcosa si motiva il commento!! non capisco il senso del tuo post!

  • Anonymous

    ma allora trasferirsi si o no?

  • Anonymous

    Meglio disfare la valigia e rimettere tutto nell’armadio!!! Sono in contatto con un’azienda Canadese che mi farebbe da sponsor ma ho letto e riletto commenti su svariati blog compreso questo e mi è passata la voglia di partire. Probabilmente mi avete salvato il C….!!!! Grazie e buon proseguimento a Vancouver.

  • Sono un anziano quasi pensionato.
    50-60 anni fa ci mancavano i braccianti ovunque nei paese ricci e si guadagnava anche bene.
    Oggi, il popolo del mondo è doppio (pens’un po) e i bracciante sono sciavi, doppiamente detto
    per un immigrato.
    Fino 20 anni fa, non ho mai visto qualchuno elemosinando al semaforo e nelle piazze. Per me
    erà una cosa scioccante. Va detto però, gli immigrati qui non si vede elemosinando.
    Se non c’hai un mistero professionista molto ricercato, oggi un bracciante immigrato ovunque,
    fa la fina dei profughi dal Africa in Italia. Però, in canada non ti lasciano spacciare gli ombrelli
    sulle strade in pace.
    Ad emmigrare non è un’avventura oggi, è un azzardo grande.

  • Anonymous

    Scusate, volevo fare una domanda, è possibile entrare in canada a 36 anni compiuti per frequentare l’ università e nel mentre cercare lavoro?

    • Per frequentare l’universita’ ti serve uno study permit che ti viene dato una volta che sei stato ammesso a frequentare. Informati bene sul costo delle universita’ e dei college, perche’ per gli studenti internazionali le tasse sono elevate. Non e’ una gran scelta iscriversi all’universita’ per cercare lavoro, piuttosto o cerchi di finire l’universita’ cosi’ hai buone chances di trovare lavoro oppure entri con un visto turistico e ti metti alla ricerca.

  • Guest

    Salve a tutti,

    sono una madre divorziata di 46 anni con un figlio di 16 anni. Da un pò abbiamo intenzione di emigrare in Canada.

    Per
    i punti avrei già fallito in quanto ho 46 anni, quindi prendo 1 punto e
    la formazione è pessima in quanto ho solo la 5 superiore quindi sono 5
    punti. In totale sono 52 punti e il minimo sono 67.

    Quindi ho guardato per un temporany work permition e volevo chiedere se è possibile trovare un lavoro ed essere sponsorizzato.

    Poi
    con mio figlio come dovrei fare? Perchè avevo intenzione di andare con
    mio figlio insieme ma non so se riuscirei a manenerlo essendo da sola.Grazie in anticipo!

  • Anna

    Salve a tutti,
    sono una madre divorziata di 46 anni con un figlio di 16 anni. Da un pò abbiamo intenzione di emigrare in Canada.
    Per i punti avrei già fallito in quanto ho 46 anni, quindi prendo 1 punto e
    la formazione è pessima in quanto ho solo la 5 superiore quindi sono 5
    punti. In totale sono 52 punti e il minimo sono 67.
    Quindi ho guardato per un temporany work permition e volevo chiedere se è possibile trovare un lavoro ed essere sponsorizzato.
    Poi
    con mio figlio come dovrei fare? Perchè avevo intenzione di andare con
    mio figlio insieme ma non so se riuscirei a manenerlo essendo da sola.Grazie in anticipo!!

    • diariodavancouver

      Ciao Anna,

      principalmente per avere successo in Canada conta molto la conoscenza della lingua e l’esperienza maturata.

      Anche se non hai 20 anni ma hai i requisiti linguistici e una professione che ti ha fatto maturare esperienza in un determinato settore, se questo è uno di quelli richiesti dal Canada, allora le possibilità di farcela aumentano.

      Da qui la tua richiesta: se rientri in una delle categorie che il Canada ricerca (ogni provincia ha le sue e, in relazione ad programma scelto, Federal Skilled Worker o Provincial Nominee Program possono variare), puoi avere un’idea almeno generale se potrai avere successo o meno. Ovviamente anche il fattore chiulo conta (essere al posto giusto nel momento giusto), ma molto fa l’inglese e l’esperienza.

      Ti invito a dare un occhio al sito ufficiale del governo canadese dove potrai trovare maggiori informazioni.
      http://www.cic.gc.ca/english/index-can.asp

      Per quanto riguarda tuo figlio, potresti venire qua con lui; potrebbe essere un’ottima esperienza per lui, ma se non ti senti sicura, prima vieni da sola e, una volta trovato lavoro e sponsor, farlo venire qui.

      In bocca al lupo per tutto Anna!

  • Alessandro

    Ciao a tutti. Mi sento in dovere di contribuire a questa discussione, in quanto si parla di “famiglia”, ed è questo anche il mio caso.
    Mi trovo da poco a Vancouver con un working holiday, ma il mio sogno canadese comincia qualche anno fa.. Ultimo giorno di lavoro dell’ennesimo impiego precario e dal pc del mio ufficio “capito” sulla pagina di Wikipedia del Canada appunto.
    Comincia allora una raccolta di informazioni in giro per il web e di contatti con alcune persone già inserite qui a Vancouver.
    L’anno scorso vengo in visita nella città con mia moglie per capire appunto se questa può essere la destinazione giusta per noi e per i nostri 3 figli.
    Tornato in Italia decido di richiedere il whv come detto sopra ed ora eccomi qui.
    Cosa posso dire: cercate di aprire il più possibile la vostra mente ed accogliete tutto quello che vi viene detto. Se ripenso al mio piccolissimo (finora) percorso, mi accorgo di aver sempre cercato di assorbire solo gli aspetti positivi ed inconsciamente di aver scartato gli aspetti negativi. Ho sempre pensato che bastasse la forza di volontà e l’impegno per superare NOC, skill, lingua e quant’altro… Pensavo di spaccare il mondo solamente pensando “che l’avrei fatto per i miei figli”.
    In realtà ragazzi…. è dura, molto dura! Vancouver dal mio punto di vista è una città che ha tanti aspetti positivi, ma anche qualche aspetto negativo che però per alcuni potrebbe incidere in maniera decisiva. Soprattutto è una città che ha accolto tanto… forse troppo per poter accogliere ancora.
    Se potessi dare nel mio piccolo un consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso: puntate più su altre zone del Canada, come già detto appunto da Diego e Jle, ma io su questo vi inviterei a soffermarvi tanto. Potrebbe essere la differenza tra il riuscire oppure no.
    Non sottovalutate la mancanza della famiglia: inizialmente si è carichi, ma più passano i giorni, più ci si scontra con le difficoltà e più farsi carica diventa difficile se non si ha accanto la nostra famiglia…
    Io vi parlo dal mio punto di vista: sono un perito informatico ma ho lavorato nel settore bancario in Italia e il mio inglese è discreto ma non ottimo.. se non avete realmente una laurea che possa facilitarvi o una professione manuale che qui è carente, riflettete a come e DOVE voi potreste essere funzionali alla crescita del Canada.
    Per concludere… riuscire ad emigrare non è da tutti. Bisogna avere un fortissimo carattere, molto coraggio e lucidità nel prendere le decisioni giuste. Non fatevi prendere solo dall’entusiasmo del sogno.
    Ps: faccio i complimenti a Diego e Jle: avete messo in piedi uno strumento fantastico e la vostra storia è l’esempio del coraggio e dell’abilità.. oltre che dell’unione.
    UN GROSSO IN BOCCA AL LUPO A TUTTI!

    • diariodavancouver

      Grazie Alessandro,
      solo ora scorgo il tuo messaggio e ti ringraziamo delle tue parole e della tua opinione!

      In bocca al lupo!

      • Alessandro

        Ciao ragazzi, volevo solo farvi prestare attenzione ad una informazione che voi date all’interno di questo post.
        E’ tuttora possibile per un lavoratore high skill (NOC 0, A, B) estendere il work permit al proprio partner (che otterrà quindi un open work permit).
        La fine del progetto pilota ha limitato la sponsorizzazione solo per quanto rigurada le categorie low skill (NOC C,D) e working age dependant, perchè appunto rientravano all’interno del progetto.
        Resta il fatto che ottenere quel tipo di sponsorship (high skill) è davvero complicato.
        Saluti!

  • Carlo

    Ciao, innanzitutto grazie per l’aiuto che ci date con il vostro diario. Vorrei chiedervi un parere sulla nostra situazione. Siamo una coppia, lei è cittadina canadese lavoratrice in Italia, io italiano che vorrebbe lavorare in Canada… A breve ci sposeremo, in Italia. Dopodiché vorremmo trasferirci in Canada. Mi chiedo che problemi potrebbe avere lei quando torna in Canada se non ha un lavoro? Cioè.. per tornare in Canada deve dimostrare di avere un lavoro lì?
    E soprattutto… io posso ottenere un permesso di lavoro in quanto suo marito, o comunque ho qualche agevolazione?
    Vi ringrazio tanto! In bocca al lupo a tutti!

    • Carlo

      Rileggendo il mio post, dato che l’ho scritto di fretta, forse mi sono espresso male. Entrambi, sia io che lei, vorremmo lavorare in Canada, ma quello che ci si chiedeva è prima di tutto se lei, al suo ritorno in Canada, debba prima di tutto trovarsi un datore di lavoro. Immagino di sì, ma non so se deve trovarselo da qui in Italia o può farlo anche mentre starà lì.
      Mentre io, seguendo lei come suo sposo, che application dovrei fare? Vacanza lavoro? O devo trovarmi un datore di lavoro dall’Italia prima di partire? Ho un permesso di lavoro temporaneo? Divento in automatico Permanent Resident in quanto marito di una cittadina canadese?
      Scusate per il doppio post… non ho fatto in tempo a modificare quello di prima…

      • diariodavancouver

        Ciao,

        qua ci sono le risposte che cerchi: http://www.cic.gc.ca/EnGLish/immigrate/sponsor/index.asp

        Potete inoltrare una domanda di sponsorship, essendo lei canadese. Lei puo’ rientrare in canada quando vuole, il “problema” sei tu e la tua permanenza. Puoi arrivare in Canada da turista, poi lei deve trovare un lavoro con il quale “garantisce” al governo che puo’ sostentarti durante la tua permanenza… In pratica, fino a che tu non diventi residente permanente ( ed anche nei due anni successivi) lei garantisce per te in tutto e per tutto.
        Comunque consulta il link, quella e’ la fonte ufficiale del governo

        • Carlo

          Grazie mille! Vado subito a leggermi il link.
          Dalla tua risposta mi confermi che diventerei, in qualche modo, residente permanente.
          Quello che non mi è chiaro è quali saranno le modalità e i tempi.
          Però non voglio abusare della vostra disponibilità, quindi andrò a vedere se trovo risposte sul cic.

          Ciao e grazie ancora!
          Carlo

  • Stella

    Ciao, grazie per il vostro utilissimo blog.
    Ho ricevuto una proposta di lavoro per un anno all’Università di Toronto e dovrei trasferirmi a marzo, il mio ragazzo vorrebbe partire con me e siamo molto in dubbio su come sia meglio fare. Sarebbe meglio sposarci e provare a richiedere un open work permit per lui o farlo venire con un WHS? Non ho ben capito se da sposati lui può partire direttamente con me a marzo o è necessario che io stia almeno un mese li in modo da avere una busta paga da presentare. Un’ultima domanda, in caso decidessimo di non sposarci, sarebbe un problema se lui partisse con me come turista in attesa del suo WHS? non vorrei che ci facessero problemi all’ingresso vedendosi arrivare due persone dello stesso paese…
    Grazie mille per il vostro aiuto

    • diariodavancouver

      Ciao Stella, Se sei una lavoratrice Skilled, anche lui puo’ ottenere un permesso di lavoro aperto. Nella domanda che hai inoltrato per il permesso di lavoro ci sono i campi che indicano se sei sposata o in common law (convivente) o meno, se tu hai messo che li e’ tuo marito/compagno quella parte e’ ok… comunque ufficialmente dovete risiedere nella stessa dimora.

      Per far entrare anche lui come compagno di skilled worker, portati dietro la documentazione che attesti che siete sposati, oppure le prove che avete vissuto assieme per almeno 1 anno.
      Queste sono le prove che servono per dimostrare di essere common law: http://www.visabureau.com/canada/common-law-partner.aspx

      Joint bank accounts or credit cards;
      Joint ownership of a home;
      Joint residential leases;
      Joint rental receipts;
      Joint utilities (electricity, gas, telephone);
      Joint management of household expenses;
      Proof of joint purchases, especially for household items; OR
      Correspondence addressed to either person or both people at the same address.
      Naturalmente basta averne 1.. ma piu sono piu’ la testimonianza e’ forte.

  • samanta

    Ciao a tutti e complimenti per il blog, è davvero utilissimo. Io e mio marito (abbiamo anche 2 figli) stiamo cercando uno sponsor per poter andare a Vancouver a lavorare (lui rientra nel PNP) ma non è molto facile riuscirci. Avremmo pensato allora di partire a metà giugno con un visto vacanza, e cercare da lì uno sponsor (senza lavorare, so che è illegale). La mia domanda è: posso una volta trovato lo sponsor, fare i documenti per il working permit direttamente da li? o devo tornare necessariamente in Italia? In attesa di una vostra risposta vi porgo i miei cordiali saluti.

    • samanta

      ma non c’è nessuno che mi sa rispondere?

  • Stella

    Ciao

    ho ricevuto una proposta di lavoro dall’Università di Toronto, ho seguito tutte le procedure necessarie per il work permit e stamattina mi è arrivata la comunicazione che la mia richiesta è andata a buon fine. Il contratto che avevo presentato era di un anno a partire dal 4 marzo, quindi sulla comunicazione che mi è arrivata c’è scritto che non posso entrare in Canda dopo il 4 marzo 2015. Questo vuol dire che dopo questa data non posso più lavorare?

    Il problema è che, non avendo ancora ricevuto il visto, non potevo iniziare a lavorare il 4 marzo, per cui la data di inizio è slittata al 2 Aprile. Come devo fare per avere un work permit valido fino ad Aprile 2015?

    Grazie per l’aiuto

  • Jady

    Ciao a tutti ,

    In previsione della mia prossima partenza per Vancouver , avendo minuziosamente visionato e fatto le mie ricerche su tutti Forum a riguardo ( per esempio questo e Diario da Vancouver ) , siti del governo Canadese ecct … Mi sono rimaste pochi punti , non chiariti , su quali veramente non sono riuscita trovare risposta … Nella speranza che qualcuno mi possa aiutare con qualche suggerimento o esperienza , vi epilogo più brevemente possibile ,la mia situazione :
    Per vari motivi ( età 40 anni , no requisiti per High skilled work ) alla fine di questo estate andrò in Canada a Vancouver con il normale visto turistico di 6 mesi . In questo periodo continuerò a lavorare da casa per il mio datore di lavoro Italiano ( sales marketing/trading internazionale di prodotti alimentari ) . Il mio datore di lavoro sarebbe disposto ad aprire un ufficio/succursale in Canada , avendo già una collaboratrice che poco lavora per la nostra azienda , da Montreal ( lei però ha un regolare work permit tramite suo marito per high skilled worker ). Inoltre avrei intenzione il prima possibile , far venire in Canada i miei 2 Figli di 11 e 16 anni. La scelta di imigrare in Canada proviene sopratutto dal fatto che ci vive il mio ragazzo ( sempre per vari motivi uno sponsoring da parte sua non è possibile )
    Ecco quindi i punti su quali con tutta la buona volontà io non ho trovato risposta :

    – Mi è permesso con il visto turistico continuare a lavorare per il mio datore di lavoro Italiano ? In tal caso dovrei farne voce al agente doganale quando entro in Canada ?
    – Se il mio datore di lavoro riesce aprire una succursale/ufficio in Canada , quante possibilità ho , lavorando o gestendo questo ufficio , di ottenere un work permit ?
    – é possibile che i miei figli ottengono un permesso di studio in Canada alla loro età , vivendo con me che ho solo il visto turistico ? Quali sono le modalità in tal caso ?

    Se qualcuno mi può aiutare con queste domande , sarei infinitamente grata

    Tanti saluti e grazie in anticipo , Jadranka

  • Martina Neri

    Salve Jle, Io sono una ragazza di Roma di 25 anni e con il mio compagno che ne ha 44 e il nostro bimbo di 1 anni e mezzo vorremmo trasferirci in Canada, a Kamloops per l’esattezza vicino Vancouver. Non essendo ferratissimi nell’inglese e nuovi del posto, una cittadina più piccola c’è sembrata “più facile” per iniziare la nostra nuova vita da immigrati in Canada. Il mio compagno è chef ed ha una lunga esperienza in Catering e banqueting, in oltre svolge corsi di Cucina privati per amatori ed appare spesso sul quotidiano online Viterbo news24. Di contro però ha che non ha titoli di studio nel campo ma solo tanta esperienza. Io invece ho fatto l’istituto tecnico professionale ma non ho terminato gli studi. Ho l’attestato del 3 o anno come organizzatore della gestione aziendale. E non escludo la possibilità di terminarli li. Volevo chiederle un consiglio… Pensa potrei far richiesta di un Visto WHV per me facendo così automaticamente rientrare anche il mio compagno e mio figlio? Non so come muovermi, e prima di andare in ambasciata vorrei avere le idee chiare per andare a colpo sicuro e non perdere l’occasione. Ci tengo moltissimo a questa possibilità di trasferimento!! Pensa che abbia qualche possibilità di riuscita? Siamo davvero disposti ad ogni sacrificio per questo cambiamento e per dare la possibilità a nostro figlio di andare al college un giorno. Per lui poi é il momento ideale, considerando che si farà amicizie e tutta la storia scolastica nella nuova città !! La ringrazio anticipatamente per il suo post ( che mi ha dato molta fiducia) e ancor prima per l’attenzione che dara a questo messaggio. Spero voglia rispondermi, Un saluto

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